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Le Patologie

Ernia del disco

L’ernia al disco è una patologia frequente della nostra società che si può manifestare ad ogni livello vertebrale, ma più frequentemente a quello lombare (nel 99% dei casi tra l’ultima vertebra lombare e la prima sacrale). Meno frequenti sono invece le ernie al livello del rachide cervicale e ancor più rare quelle del rachide dorsale.

Un’ernia al disco non soltanto è causa di dolori alla schiena, ma può anche provocare pressione sulla radice del nervo e generare i ben noti “dolori della sciatica“, i quali possono variare a seconda del livello dell’ernia e del nervo da essa compresso. Se poi la compressione sul nervo si prolunga nel tempo, può generare una diminuzione della sensibilità e/o della forza dei muscoli del piede e della gamba.

I dischi, che collegano tra di loro le vertebre, hanno la funzione di “ammortizzare” i movimenti ed evitare che ci sia pressione diretta tra una vertebra e l’altra. Essi permettono inoltre di effettuare movimenti di rotazione e flessione in avanti e in dietro.

Il disco è formato da due parti differenti: una interna –il nucleo– e una esterna che lo avvolge (annulus fibrosus). Nei bambini il nucleo è ancora robusto, col passare degli anni perde parte della sua turgidità e si “essicca“. Questo è un processo di degenerazione e avviene in fasi diverse.

Quando si effettuano movimenti sbagliati, (sollevamento di un peso piegando la schiena, postura errata) oppure si subiscono traumi dovuti a caduta sulla schiena, la struttura del disco si può danneggiare. Questo comporta l’indebolimento di una parte del disco stesso (di solito la parte posteriore) e, nella peggiore delle ipotesi, la fuoriuscita dell’ “ernia“. Non tutte le ernie comportano dolori di schiena o da sciatica. Si stima infatti che un 20% della popolazione abbia un’ernia senza saperlo.

Terapia
Il trattamento viene effettuato, come ogni altro trattamento chiropratico specifico, secondo il metodo Gonstead. Diminuendo la pressione sul nervo, esso comincia in modo graduale a funzionare normalmente. Studi condotti mediante risonanza magnetica hanno comunque mostrato che non sempre avviene una rigenerazione totale del disco, anche se il paziente può muoversi liberamente e senza dolori. In alcuni casi più gravi, la pressione sul nervo non diminuisce e bisogna ricorrere all’intervento, dopo il quale non sempre il paziente guarisce (sensazioni di rigidità alla schiena possono rimanere). L’ernia al disco, infatti, è di solito la conseguenza di ripetuti microtraumi sulla vertebra e quindi è necessario che essa sia “riassettata” mediante trattamenti chiropratici. In questo modo si può anche prevenire la formazione di una nuova ernia al disco come conseguenza del “blocco” vertebrale.

Cervicale

Rachide cervicale

I dolori al rachide cervicale sono, dopo quelli alla lombare, la ragione più frequente per contattare un chiropratico.
Molti di noi avvertono qualche volta dolori al rachide cervicale. Una delle ragioni di questo problema si può ricondurre all’anatomia del nostro organismo. Infatti, il rachide cervicale possiede un’ampia possibilità di movimenti in tutte le direzioni. Il peso della testa grava sulle strutture sottostanti, spesso moltiplicandosi a causa di movimenti o posizioni errati.
Dopo molte ore di lavoro in una posizione sbagliata (non fisiologica), si sente spesso la necessità di “sgranchirsi” un pò, per muovere correttamente le articolazioni.
Nel migliore dei casi, questi movimenti, se effettuati correttamente, possono aiutare ad eliminare eventuali blocchi che si sono formati. A volte però movimenti troppo veloci (come in seguito ad un colpo di frusta) o ripetuti in maniera errata, favoriscono la formazione di blocchi non più facilmente e spontaneamente reversibili e che a lungo andare indeboliscono i tessuti (dischi, legamenti, muscoli, nervi). Questo processo rende qualsiasi articolazione patologicamente bloccata come è il caso dell’artrosi.

Artrosi

L’artrosi del rachide cervicale è presente senza sintomi nel 75% delle persone di età superiore ai 70 anni. La forma più nota si riconosce dalle radiografie, come una riduzione dello spessore dei dischi intervertebrali, un processo lento di perdita di turgidità (acqua) del disco che si riscontra più frequentemente tra le “vertebre bloccate”.

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Artrosi del rachide cervicale

Colpo di frusta

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Colpo di frusta

Il colpo di frusta genera nel rachide cervicale due movimenti: prima un’accelerazione in una direzione e subito dopo nella direzione opposta. L’entità del trauma a carico del rachide dipende dalla velocità di questi due movimenti. I sintomi spaziano in relazione alla gravità, da una sensazione di rigidità del collo e cefalea a vertigini e problemi di vista. I sintomi possono comparire anche diversi mesi dopo il colpo di frusta.

Torcicollo

In seguito a un colpo di freddo alla nuca (uscire con i capelli bagnati, viaggiare in auto con il finestrino aperto), si può verificare il torcicollo. I muscoli si irrigidiscono e al tatto risultano tesi, gonfi e dolorosi, impedendo i movimenti del collo. Questi spasmi agiscono sulle articolazioni del collo stesso e le bloccano, generando un circolo vizioso di infiammazione e dolore, sia localmente al collo, sia irradiandosi verso spalle e braccia, seguendo la distribuzione dei nervi. Il torcicollo, in rari casi, potrebbe essere anche la manifestazione di un processo patologico tumorale nel midollo spinale o nel cervello e perciò non dovrà mai essere scartato col detto: “aspettiamo: passerà… passerà…”.

Torcicollo

Mal di testa da tensione

I fattori che possono scatenare un mal di testa sono numerosi: i più comuni sono quelli legati a problemi muscolari o a un mal funzionamento delle vertebre del rachide cervicale.

Se un’articolazione del rachide cervicale perde una parte della sua motilità può scatenare una serie di reazioni a catena, spesso irritando uno o più nervi e generando di conseguenza i sintomi di cefalea. In risposta al dolore, si tende spesso a irrigidire i muscoli sempre più, “bloccando” ulteriormente la parte coinvolta. Ciò a sua volta provoca un dolore maggiore, generando quindi un circolo vizioso.

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Cefalea

Il 3% della popolazione soffre ogni giorno di mal di testa e circa il 10% ne soffre almeno una volta alla settimana. Il mal di testa è inoltre una delle cause più comuni per consultare un chiropratico.

Il mal di testa irradiato dal collo è spesso indicato come mal di testa da tensione. Il dolore è in questi casi peggiorato da alcune posizioni del collo o da movimenti di rotazione (come spesso accade alla guida di un’auto).

Il dolore alla testa deriva quindi dal collo (rachide cervicale), e spesso si irradia agli occhi. Il paziente avverte rigidità nei movimenti (per esempio difficoltà in auto a far marcia in dietro), e spesso anche un’elevata sensibilità dei tessuti molli sovrastanti (muscoli, legamenti, etc.). Questo tipo di dolore è più forte al mattino e può durare diversi giorni, nei casi peggiori diventare cronico.

Emicrania

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Emicrania

Una forma caratteristica di mal di testa è l’emicrania, che si divide in due gruppi:

il primo tipo è caratterizzato da allucinazioni visive (il paziente vede luci o colori che gli altri non vedono). In seguito a queste allucinazioni si scatena un mal di testa che può durare poche ore o anche giorni ed è spesso accompagnato da nausea e vertigini.

Il secondo tipo di emicrania è caratterizzato da dolori in una metà della testa che si irradiano fino all’occhio; in questo caso però gli altri sintomi (vertigini, nausea, allucinazioni) sono rari.

Spesso gli attacchi sono così forti da costringere il paziente ad andare a letto.

 

Terapia
Diversi studi hanno dimostrato che il trattamento chiropratico cura il mal di testa causato da problemi al collo. Spesso è possibile avvertire una notevole diminuzione dei sintomi già dal primo trattamento. Recidive possono sussistere specialmente se vi sono problemi di postura.

Nel caso in cui il problema sia cronico, sono necessari più trattamenti. Ulteriori sintomi come vertigini e acufeni (ronzii alle orecchie) possono scomparire in seguito a trattamento se causati da problemi al rachide cervicale (riflesso somato-viscerale).